Chiesa, Papato, Papa Leone Xii, Inusuale Antico Ritratto, Genga, Ancona, Marche, Stampa

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LEON XII

 




Interessante antica incisione,

stampa raffigurante il ritratto dell'antico pontefice Leone Dodicesimo, con abito ornato da una stola con motivi vari artistici o araldici,

inusuale raffigurazione di profilo, a mezzo busto, su una nube;


 misura circa cm.19,5x14,5 (l'intero foglio, a margini bianchi irregolarmente rifilati in antico), circa cm.12x9 la cornice interna che include il piccolo ritratto; antica incisione, probabilmente in origine apparsa quale tavola illustrativa di una pubblicazione francese della metà dell'800.

 

 


DI INTERESSE ARTISTICO, SPECIALISTICO, COLLEZIONISTICO

Modesta conservazione generale, segni e difetti d'uso e d'epoca, sparse fioriture e ampie gore e sgualciture e strappetti e difetti vari marginali, margini bianchi maldestramente rifilati in antico, unico foglio impresso al recto verso bianco;

stampa meritevole di essere inserita sotto passpartout ed incorniciata.

(l'immagine allegata raffigura un particolare dell'intero foglio, eventuali ulteriori informazioni a richiesta)

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dal web: wikipedia

Papa Leone XII (in latino: Leo PP. XII, al secolo Annibale Francesco Clemente Melchiorre Girolamo Nicola Sermattei della Genga (Genga22 agosto 1760 – Roma10 febbraio 1829) è stato il 252º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica(1823-1829).

Nato dal conte Flavio della Genga, appartenente alla famiglia dei feudatari (Conti della Genga) di questa cittadina marchigiana(all'epoca in provincia di Macerata, poi dal 1860 ricompresa nella provincia di Ancona), e dalla contessa Maria Luisa Pariberti diFabriano, Annibale era il sesto di dieci figli. Tra i suoi antenati c'era il famoso artista Girolamo Genga.


Educato presso l'Accademia dei Nobili Ecclesiastici di Roma, fu ordinato sacerdote nel 1783. Nel 1790 si fece notare per un brillante sermone da lui pronunciato in commemorazione dell'imperatore Giuseppe II. Nel 1792 Pio VI lo nominò suo segretario particolare e successivamente, nel 1794, lo promosse arcivescovo titolare di Tiro, inviandolo a Lucerna in qualità di nunzio apostolico.

Ordinato vescovo nella cattedrale di Frascati dal cardinale Enrico Benedetto Stuart, fu quindi trasferito alla nunziatura di Colonia; in seguito allo scoppio della guerra, spostò la sua residenza ad Augusta. Nei 12 anni trascorsi in Germania fu incaricato di svolgere delicate ed importanti missioni diplomatiche presso le corti di DresdaViennaMonaco e Württemberg, nonché pressoNapoleone Bonaparte.

In questo periodo andò incontro a ristrettezze economiche. In seguito allo scioglimento dello Stato della Chiesa, egli fu considerato dai francesi alla stregua di un prigioniero di stato, e trascorse alcuni anni nell'abbazia di Monticelli.

Nel 1814 fu inviato da Pio VII alla Conferenza di pace di Parigi quando Ercole Consalvi era ancora in esilio; nel concistoro dell'8 marzo 1816 fu nominato cardinale presbitero di Santa Maria in Trastevere e reso titolare della diocesi di Senigallia, carica da cui si dimise nel 1819 per poi ricevere, nel 1820 da Pio VII, l'ambita funzione di cardinale vicario.

Nel conclave del 1823 l'appoggio dalla fazione degli zelanti gli consentì di essere eletto (28 settembre) nonostante la decisa opposizione della Francia. Pare che la sua elezione sia stata facilitata dal fatto che si pensava avesse ormai poco da vivere; tuttavia, nonostante l'età e le precarie condizioni di salute, il suo pontificato durò 6 anni.


Leone XII delegò la condotta della politica estera al Della Somaglia e successivamente al più accorto Tommaso Bernetti, i quali riuscirono a stipulare diversi accordi e trattati particolarmente favorevoli allo Stato della Chiesa e al papato stesso. Leone era una persona fondamentalmente frugale e questa sua indole si rifletté nella sua amministrazione, che riuscì a fare economie nella gestione della giustizia, a ridurre le imposte ed anche a reperire le risorse per l'esecuzione di alcuni importanti lavori pubblici. Si impegnò alla riforma dell'amministrazione vaticana, portando a termine la riforma tributaria. Stabilì che tutti i parroci dovessero percepire la stessa congrua. Nonostante l'importanza e l'originalità delle suddette iniziative, è indubbio che l'avvenimento più conosciuto ed arduo del suo pontificato fu il grande Giubileo del 1825. Il Giubileo riscosse un notevole successo e registrò una imprevista partecipazione.

Nonostante tutto ciò alla fine del suo pontificato la situazione delle finanze risultò essere peggiore rispetto a quella iniziale e il Giubileo stesso non contribuì certo a migliorare le cose.


Leone XII si distinse per la durezza con cui affrontò la società segreta della Carboneria. Durante il giubileo del 1825 furono ghigliottinati pubblicamente, in Piazza del Popolo a Roma, i due carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari. Il cardinale legato Agostino Rivarola, investito di poteri straordinari, venne mandato a Ravenna per reprimere i carbonari.

Proibì le società bibliche, di stampo protestante e finanziate spesso dalla massoneria e, fortemente influenzato dai gesuiti, riorganizzò tutto il sistema scolastico. Pubblicò il codiceReformatio Tribunalium. Riordinò le Università del suo Stato con la bolla Quod divina sapientia, dell'agosto 1824, suddividendole in due classi: alla prima assegnò quelle di Roma eBologna, con trentotto cattedre; alla seconda quelle di FerraraPerugiaCamerinoMacerata e Fermo, con diciassette cattedre. Istituì, nello stesso tempo, la Congregazione degli Studi, allo scopo di controllare l'operato delle Università stesse. Volle rivedere anche il cosiddetto "indice dei libri proibiti" e tra questi fece togliere alcune opere di Galileo Galilei. Definì anche un progetto di riforma delle parrocchie romane, sopprimendone 17 e creandone 9.


Vari autori attribuiscono a Leone XII il divieto di vaccinazione contro il vaiolo.

La notizia e la citazione si trovano solo in una lettera inviata dall'ambasciatore austriaco dell'epoca ai suoi superiori, mentre nessun documento ufficiale la riporta[1]. Da altre fonti risulta che Papa Leone si limitò a togliere l'obbligatorietà della vaccinazione (invisa a larghi strati della popolazione per la sua supposta pericolosità, sebbene fosse stata resa obbligatoria nello Stato Pontificio pochi anni prima dal conte Monaldo Leopardi, gonfaloniere e padre di Giacomo Leopardi) pur mantenendone il carattere gratuito:[2]

« Rimane obbligo a Medici e Chirurgi condotti di eseguirla gratuitamente (la vaccinazione antivaiolosa, NdR) a quanti vogliano prevalersene, essendo questa la cura ed il preservativo di una malattia alla quale, come a tutte le altre, essi hanno l'obbligo di riparare. »
(Leone XII, Circolare legatizia 15 settembre 1824)

È importante notare che "l'antivaiolosa" all'epoca non era obbligatoria in molti stati europei, compreso il Regno di Sardegna (poi Regno d'Italia), in cui divenne obbligatoria solo nel1859.

Gran Maestro dell'Ordine Supremo del Cristo


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